Pensiamo che per essere bravi educatori, genitori o insegnanti, dobbiamo indottrinare, imprimere nella mente di bambini e ragazzi delle nozioni ben precise, dei valori esplicitati in regole ben verbalizzate, una cultura fatta di successioni mnemoniche di fatti e formule. Così i bambini (i più "bravi") sanno tutto e si comportano come devono.
Qual è il problema in tutto questo? Il problema è che i veri bisogni dell'uomo sono l'essere nutrito (nel corpo, nell'anima e nello spirito) con la vicinanza, l'amore, la bellezza e autoaffermarsi come Io unico e irripetibile, autoriconoscersi e posizionarsi in pienezza nel mondo. Ora se noi guardiamo al futuro, alla società e alle regole che essa impone non possiamo che volerci affrettare nel metodo educativo e didattico con cui ho aperto il post. In questo modo pare che la collocazione di ciascun bambino e bambina nel mondo sia avviata e sicura. Ma così facendo non ci domandiamo affatto come tale collocazione possa avvenire nel pieno rispetto dell'interiorità del bambino e della bambina stessi, anzi in modo che essa sia davvero stimolata a crescere e a venire espressa all'esterno in piena libertà e consapevolezza.
Insegnare delle lezioni è e deve essere una minima parte del lavoro dell'educatore, spesso nemmeno parte visibile. Prima di tutto vanno gettate le basi per una consapevolezza di se stessi, del mondo fuori, di ciò che di bello può esserci, per stupirsene ed esserne grati. Una scuola che non è in grado di fare ciò è una scuola morta, che stimola solo una memoria cerebrale scollegata dalla memoria animica. Ma se queste due memorie non si legano assieme attraverso l'esperienza e per mezzo di un'arte dell'educazione fatta di talenti, nulla potrà far presagire un futuro migliore. Avremo uomini frustrati e ancor prima bambini arrabbiati, che odiano l'istituzione scolatica e, di conseguenza, il sapere che ad essa collegano.
Bisogna uscire dai banchi, uscire dalle mura, uscire dai vecchi schemi. Solo genitori coraggiosi saranno in grado di prendere decisioni così difficili e importanti, oltre il prodotto e verso la sostanza più vera.
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giovedì 3 novembre 2016
Verso la sostanza
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venerdì 30 settembre 2016
Outdoor
In quest'ultimo periodo, grazie soprattutto all'aiuto di alcune persone (non sarò mai abbastanza riconoscente!), le quali mi hanno aiutata a sistemare una parte del cortile e adattarla ad angolo relax, sto iniziando a vivere una vita più outdoor. Consumo i miei pasti quasi sempre fuori, anche se la mattina e la sera qui comincia a fare abbastanza freschino. Dopo cena accendo il lampioncino e un paio di candele e mi metto seduta sul divanetto (fatto con quattro bancali e qualche cuscino, tutto di recupero) insieme alla mia bulla Happy. Leggo un libro, finché non sto quasi per addormentarmi. L'atmosfera è perfetta, il tepore del sacco a pelo nel quale mi avvolgo è confortante, fa contrasto con il freddo che mi fa pungere il naso. In attesa di recuperare un piccolo caminetto a legna da esterno, comunque, godo del clima ancora clemente (la sera ci aggiriamo intorno ai quattordici gradi).
L'outdoor lifestyle, se così vogliamo chiamarlo, credo mi si addica. Da quando ho deciso di svolgere la maggior parte della mia giornata all'aperto, mi sento molto meglio. Non che prima stessi male, ma il mio umore sembra addirittura migliorato e mi sento più a mio agio nei miei panni. Come se stessi ascoltando il mio corpo e gli stessi dando quello di cui a bisogno. Il mio ringraziamento a Dio per questo angolo di pace e questa atmosfera di montagna, con la nebbiolina del mattino e il rumore di topi, ghiri e scoiattoli sugli alberi della sera, mi fa sentire di essere in sintonia con il mio vero io. Non è facile da spiegare, ma godere di un contatto così sereno con l'aria, il cielo, le cose intorno, aver creato uno spazio che mi rispecchia (seppur con parecchio materiale recuperato) e averlo inserito in un contesto che amo, in piena armonia, mi rende felice. Non so se vi sia mai capitato.
Questa esperienza di vita (che spero, con i dovuti accorgimenti, di poter portare avanti anche quando il tempo sarà più rigido), mi fa davvero capire perché molti cantano le lodi dell'outdoor education. Non che non avessi creduto nella sua validità prima di questi momenti vissuti sulla mia pelle: passando molto tempo con i miei cani e un po' con i cavalli, sapevo da tempo quanto fosse salutare stare all'aria aperta. Non credevo però che trasformarlo in uno stile di vita potesse dare così beneficio in così poco tempo. O meglio, ne ero certa, ma sapere una cosa e viverla sono due cose completamente diverse. Spero di sfatare tutti i miti sull'impossibilità del sostenere una vita del genere, ma vedremo quello che succederà.
Intanto sono sempre più convinta del voler contribuire all'avvicinamento delle persone alla bellezza della natura e del mondo, per aiutarle così a divenire più grate per la vita.
Non voglio promuovere uno stile di vita new age o hippie, nel quale bisogna abbracciare gli alberi o fare giri intorno a dei sassi colorati o ancora connettersi ad un livello superiore attraverso il contatto con i fiori (sto inventando, ma ci siamo capiti)! Desidero solo che le persone possano riscoprire la lentezza, la piacevolezza di fare esperienze che valorizzino la creazione, lo stupore (ops, l'ho detto di nuovo!) nel guardare con occhi attenti le bellezze della natura. Basta poco, un po' di silenzio o una musica sottile, un attimo in cui lasciar stare le preoccupazioni e rendersi conto di quanto grande è stato il Creatore.
Per questo mi piacerebbe, per esempio, trovare un bosco nel quale allestire una piccola mostra con qualche mia composizione artistica (chiamarle opere d'arte mi pare davvero troppo), magari chiamando qualcuno a suonare uno strumento (mio cugino suona benissimo la chitarra). Una cosa ad ingresso gratuito, giusto per trasmettere un messaggio senza dire parole. Anzi, se qualcuno potesse aiutarmi, beh, sarei davvero felice di tentare l'esperimento (c'è nessuno?).
Vi terrò aggiornati. Al prossimo post.
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