venerdì 30 settembre 2016

Outdoor


In quest'ultimo periodo, grazie soprattutto all'aiuto di alcune persone (non sarò mai abbastanza riconoscente!), le quali mi hanno aiutata a sistemare una parte del cortile e adattarla ad angolo relax, sto iniziando a vivere una vita più outdoor. Consumo i miei pasti quasi sempre fuori, anche se la mattina e la sera qui comincia a fare abbastanza freschino. Dopo cena accendo il lampioncino e un paio di candele e mi metto seduta sul divanetto (fatto con quattro bancali e qualche cuscino, tutto di recupero) insieme alla mia bulla Happy. Leggo un libro, finché non sto quasi per addormentarmi. L'atmosfera è perfetta, il tepore del sacco a pelo nel quale mi avvolgo è confortante, fa contrasto con il freddo che mi fa pungere il naso. In attesa di recuperare un piccolo caminetto a legna da esterno, comunque, godo del clima ancora clemente (la sera ci aggiriamo intorno ai quattordici gradi).
L'outdoor lifestyle, se così vogliamo chiamarlo, credo mi si addica. Da quando ho deciso di svolgere la maggior parte della mia giornata all'aperto, mi sento molto meglio. Non che prima stessi male, ma il mio umore sembra addirittura migliorato e mi sento più a mio agio nei miei panni. Come se stessi ascoltando il mio corpo e gli stessi dando quello di cui a bisogno. Il mio ringraziamento a Dio per questo angolo di pace e questa atmosfera di montagna, con la nebbiolina del mattino e il rumore di topi, ghiri e scoiattoli sugli alberi della sera, mi fa sentire di essere in sintonia con il mio vero io. Non è facile da spiegare, ma godere di un contatto così sereno con l'aria, il cielo, le cose intorno, aver creato uno spazio che mi rispecchia (seppur con parecchio materiale recuperato) e averlo inserito in un contesto che amo, in piena armonia, mi rende felice. Non so se vi sia mai capitato.
Questa esperienza di vita (che spero, con i dovuti accorgimenti, di poter portare avanti anche quando il tempo sarà più rigido), mi fa davvero capire perché molti cantano le lodi dell'outdoor education. Non che non avessi creduto nella sua validità prima di questi momenti vissuti sulla mia pelle: passando molto tempo con i miei cani e un po' con i cavalli, sapevo da tempo quanto fosse salutare stare all'aria aperta. Non credevo però che trasformarlo in uno stile di vita potesse dare così beneficio in così poco tempo. O meglio, ne ero certa, ma sapere una cosa e viverla sono due cose completamente diverse. Spero di sfatare tutti i miti sull'impossibilità del sostenere una vita del genere, ma vedremo quello che succederà.
Intanto sono sempre più convinta del voler contribuire all'avvicinamento delle persone alla bellezza della natura e del mondo, per aiutarle così a divenire più grate per la vita. 
Non voglio promuovere uno stile di vita new age o hippie, nel quale bisogna abbracciare gli alberi o fare giri intorno a dei sassi colorati o ancora connettersi ad un livello superiore attraverso il contatto con i fiori (sto inventando, ma ci siamo capiti)! Desidero solo che le persone possano riscoprire la lentezza, la piacevolezza di fare esperienze che valorizzino la creazione, lo stupore (ops, l'ho detto di nuovo!) nel guardare con occhi attenti le bellezze della natura. Basta poco, un po' di silenzio o una musica sottile, un attimo in cui lasciar stare le preoccupazioni e rendersi conto di quanto grande è stato il Creatore. 
Per questo mi piacerebbe, per esempio, trovare un bosco nel quale allestire una piccola mostra con qualche mia composizione artistica (chiamarle opere d'arte mi pare davvero troppo), magari chiamando qualcuno a suonare uno strumento (mio cugino suona benissimo la chitarra). Una cosa ad ingresso gratuito, giusto per trasmettere un messaggio senza dire parole. Anzi, se qualcuno potesse aiutarmi, beh, sarei davvero felice di tentare l'esperimento (c'è nessuno?).
Vi terrò aggiornati. Al prossimo post.

martedì 27 settembre 2016

Il senso estetico


Ho spesso parlato di bellezza, associando questo termine a quello di stupore.
Perché è importante per un bambino sviluppare il senso estetico? In una società fatta di apparenze, come dobbiamo intendere la bellezza e che valore dobbiamo darle? Sono sicuramente domande importanti se partiamo dal presupposto che tutto ciò che di buono, di piacevole, di positivo per la nostra interiorità possiamo incontrare nella vita è inevitabilmente pieno di una certa bellezza. Saperla leggere, trovare, far propria è uno strumento di felicità e pienezza che ha dello straordinario. Per questo è importante che quello che facciamo con bambini e bambine sia intriso di bellezza, che in ogni gesto, parola, sguardo, attività ci sia una certa attenzione al senso estetico. È vero che fare qualcosa insieme, in piena partecipazione, ha di per sé un valore di bellezza, ma se in esso si aggiunge la consapevolezza di aver creato, detto, fatto, visto qualcosa di bello, tutto ha un valore aggiunto. La bellezza crea stupore e lo stupore gratitudine. E attraverso la gratitudine lo spirito dell'uomo si eleva e trova una pace soprannaturale. 
Quando un bambino coglie questo sguardo ricco di bellezza, impara a coltivare buoni sentimenti, la capacità di dire grazie, la consapevolezza della Vita e mantiene più a lungo quella purezza di cuore che gli anni tendono a cancellare. Senza contare che l'apprendimento ne gioverà!
Aiutiamo i piccoli a coltivare il proprio senso estetico, andando in questa direzione.  Non verso l'apparenza, ma verso una sostanza che si riverserà anche fuori. 

martedì 13 settembre 2016

Il suono di una nuova speranza


Nei giorni di vento, la sera,  quando me ne starò fuori ad ascoltare le stelle, questo dolce suono accompagnerà i miei pensieri. Con poco (un bastoncino, dei tappi e fili di lana) il mio cuore si è riempito di dolcezza (e un pizzico di malinconia); natura e uomo hanno avuto modo di incontrarsi e darsi uno all'altra per trovare un equilibrio fatto di suono e colore. Quando impariamo ad apprezzare queste piccole cose, quando le nostre mani si attivano in un fare che ha questa direzione, un qualcosa di piccolo e straordinario succede dentro di noi: l'anima si apre all'ascolto e lo spirito sorride, giovandone. Ogni piccolo tassello che ci unisce alla bellezza, alla semplicità, alla creatività e che trova spazio nella natura, nella sua grandezza, porta in noi un processo di stupore, di meraviglia, che avvicina alla pace, quella divina.
Bambini e bambine sono molto sensibili nel cogliere questa "magia" e non hanno bisogno che si faccia molto perché ciò accada. Anzi, bisognerebbe imparare a fare molto meno per lasciare spazio a tale meravigliosa capacità! Vorrei che essa sia sempre attiva, che non si spenga, nelle persone grandi, perché tutti possano giovarne e il mondo stesso essere un posto migliore. Forse un giorno sarò veicolo di tutto questo, non so precisamente come, ma qui c'è spazio e la natura ha ancora molto da dare. Il bosco, il torrente, gli animali (che parlano), il vento, la montagna... Qui è tutto reale e vicino, in ogni momento della giornata. Vorrei aprire le porte a chi, come me, sente il bisogno di sperimentare la bellezza e la sacralità in essa, vorrei saper guidare queste esperienze per come pian piano le sto facendo io stessa.
Mi piacerebbe che qualcuno dicesse: "E' quello che cercavo". Chissà, un giorno le mie non saranno parole, ma arriverà qualcuno, un lettore, un amico che mi dirà: "Io sono pronto". E forse altri seguiranno.

domenica 11 settembre 2016

La rivoluzione comincia da se stessi


Siamo stati abituati a pensare che la vita sia questo: trovare un impiego rispettabile che ci dia di che vivere, mettere su famiglia, fare dei figli, mandarli a scuola e insegnare loro, fin da quando sono piccoli, che la vita funziona esattamente così come l'abbiamo vissuta noi.
In realtà vogliamo che i nostri figli si realizzino (dico "nostri" anche se non ne ho, perché anche io faccio parte di questa tradizione culturale), ma passiamo loro il messaggio che il percorso deve necessariamente essere molto frustrante e pieno di sacrifici e ne varrà la pena solo se l'obiettivo sarà all'altezza delle aspettative sociali. Oppure, se ciò non sarà possibile, che la fatica sia almeno sufficiente a sottolineare che la vita è piena di insidie e difficoltà e non si può vivere nella bambagia.
Non venitemi a dire che ciò non è vero, sto chiedendo a molti bambini se siano felici dell'inizio della scuola e la maggior parte di loro mi risponde che assolutamente non lo è. Ma è giusto, la vita è così, non si può fare solo ciò che piace. Ed è assolutamente vero! Ma abbiamo mai pensato che la scuola dovrebbe aprire le ali di bambini e ragazzi e non tarparle, aprire orizzonti e non offuscarli, aprire il cuore e non rattristarlo? Non si può vivere nella bambagia, no, ma come possiamo pretendere che i bambini sappiano risolvere problemi se la loro anima è frustrata, sofferente, grigia, se in essa ogni giorno di più si spegne l'entusiasmo della scoperta, se il sacrificio supera il desiderio, se la meta è nascosta e il viaggio diventa labirintico?
Il problema non è solo la scuola (anche se ho sempre detto come la penso in merito e lo potete leggere ad esempio qui e qui), il problema siamo noi, che abbiamo accettato questo stato delle cose per noi stessi, che abbiamo sempre creduto che solo il sacrificio (e non la passione) siano degni di farci essere uomini meritevoli di rispetto. Di essere padri e madri che possano essere ritenuti davvero tali. Spesso e purtroppo, questo stato di cose è davvero difficile da cambiare: l'età che avanza, le bollette da pagare, i desideri dei figli (reali o presunti?) da soddisfare... Ormai le nostre responsabilità vengono prima (e non si può dire che sia sbagliato), ma vogliamo davvero che per le persone che più amiamo sia lo stesso? Ma davvero crediamo che dovrà essere così per noi, fino a quando i nostri occhi non si chiuderanno? 
Tutti, TUTTI hanno la possibilità di trovare la propria felicità, ma ciò non sarà mai possibile, finché perpetueremo questo modo di pensare. La vera felicità è una grazia dal valore spirituale altissimo, che incontriamo quando lo spirituale entra in noi, quando il nostro spirito trova contatto con Dio, Colui che lo ha creato. Ma niente più avvenire se non diamo il via ad un processo di destrutturazione dei nostri pensieri, pensieri che spesso sono legati ad una cultura religiosa del pentimento eterno. 
Arriva un momento in cui non possiamo più pentirci, dobbiamo agire e credere che possiamo afferrare la felicità ed essere ciò che siamo chiamati ad essere. E anche se qualcuno di voi è ateo, non potrà negare che, spiritualità a no, non vi sia strada migliore per essere in pace con se stessi e il mondo che fare ciò che si sente in sintonia con se stessi, tracciare la strada che risuona con la propria anima.
Se i genitori non partono dal presupposto di poter trovare questa Via, di avere il diritto di ricercarla, mai e poi mai potranno rompere gli schemi della tradizione educativa dei nostri tempi. Questi schemi frustranti continueranno a perpetuarsi nel tempo, i nativi della nuove generazioni nasceranno in una società non più in grado di rispondere ai loro bisogni, tenteranno di ribellarsi, ma la maggior parte di loro fallirà, perché il sistema è troppo grande e finirà per inghiottirli. 

C'è bisogno di un risveglio, spirituale, emotivo, intellettuale e, per attuarlo, ci vuole un grande coraggio. Ma la vera rivoluzione comincia da se stessi