martedì 9 febbraio 2016

Libertà, felicità, "Io" e fede

La vera felicità nasce dalla libertà. 
Non tanto da una libertà corporea e fisica, perché una tale libertà può semplicemente essere un surrogato di qualcosa di più reale e profondo che è libertà interiore e spirituale.

Avere idee ben precise e credere in qualcosa di definito può significare inserirsi in canoni e liturgie quotidiane che inquadrano la vita personale e mentale rendendola schematica e schiava di inscatolamenti dai quali non si è in grado di uscire, oppure può voler dire avere scelto di seguire dei percorsi di vita ben chiari all'interno dei quali essere se stessi in modo libero e aperto.
Quest'ultimo atteggiamento verso la vita è possibile solo attraverso lo sviluppo di un'autostima solida, che permetta all'individuo di fare costantemente dell'autocritica senza perdere coscienza e consapevolezza di sé e di affrontare situazioni difficili, problematiche o frustranti con la certezza di poterne uscire con un "Io" ricostruito.
Non parlo in termini di psicologia (non avendone le competenze necessarie) ma esprimendo una semplice logica, generata da esperienze personali.


Ora, un bambino al quale non si insegna ad essere autonomo mentalmente non potrà essere un adulto libero. Questo non significa affatto far prendere ai piccini decisioni che spettano al genitore. Chiedere per esempio ad un bambino piccolo cosa vuole mangiare o indossare è caricarlo di responsibilità sulla propria cura o sulla propria vita che vanno ben oltre le sue competenze e i suoi diritti. Come possiamo dunque creare libertà di pensiero senza iperesponsabilizzare
Un buono strumento sta nell'esplorazione e nel gioco libero, oltre che nella conquista guidata di autonomie legate all'età (in merito a questi argomenti ci vorrebbe un post dedicato, perché si tratta di un ambito ampio e ricco di spunti). 




Dunque, se accelerare tempi è denaturalizzare un individuo, soprattutto se in età evolutiva, iperproteggere è creare blocchi emotivi e fisici che in età adulta saranno causa di difficoltà nel trovare una collocazione personale e unica nella propria esistenza. 

Ora, ritrovarsi adulti privi individualità e libertà mentale e spirituale significa necessitare di schemi esterni per potersi sentire temporaneamente sicuri. Ma tale sicurezza, seppur impregnata di buoni intenti, spesso fortemente legati alla religiosità, non genera né libertà né felicità (perché le due cose, come già detto, sono secondo me fortemente legate). Questo è uno dei motivi per cui la fede non può essere relegata a mera religione, in quanto mentre quest'ultima è in brado di generare solo liturgia e schemi esteriori che imbrigliano, la prima genera una ricerca di Verità che può far giungere ad una reale conoscenza di se stessi e del proprio scopo di vita, per una reale felicità come creature di Dio.

Nessun commento:

Posta un commento